La globalizzazione priva di sapori

Sempre più spesso l’essere umano è convinto che tutto ciò che è Occidentale sia anche universale. È necessario fare il pieno di ogni sapere e sapore per cavalcare l’onda della globalizzazione. E se invece di divorare la differenza, senza percepirne il gusto, imparassimo anzitutto ad assaporarla?
È importante vivere il pluralismo della realtà: non c’è un unico albero, non esiste un unico animale, un unico terreno, un’unica coltivazione. Non c’è un unico fiore, né un unico colore. La realtà è plurale, e noi esseri umani tentiamo di renderla unica, per abitudine, per presunzione, per comodità.
Basti pensare al cibo.
La noce moscata, ad esempio, che siamo soliti usare come spezia profumata, in pochi sanno che solo parte del suo frutto può essere usata come tale. In Marocco, è anche un ottimo afrodisiaco. Importante è, tuttavia, non eccedere con le dosi: un pizzico in più basta a far la differenza e provocare sonnolenza, stupore, delirio.
O ancora, il pescecane, fatto marinare in abbondante salsa di zenzero, aglio e limone, per poi cucinarlo alla brace, è un must della cultura magrebina. Cosa che noi italiani non siamo soliti cucinare.
Il riso, nuovo oro delle multinazionali. In India, in Cina e in Vietnam, esisteva la tradizione della risicoltura di centinaia di specie di riso. Il riso non è riso, c’è il riso per la minestra e quello per il dolce. C’è il riso per l’alta montagna, per la pianura e per la collina. Poiché per noi occidentali le differenze non contano, cosa importa se si mangia il dolce con lo stesso riso con cui si prepara la minestra?
Si gareggia con la convinzione di aver preso l’essenziale da ogni cultura. È forse questo l’obiettivo della globalizzazione? Rendere le coltivazioni tutte uguali, imporre al mondo un’unica lingua, e per tutti lo stesso mezzo di comunicazione?
Bisognerebbe imparare dai camaleonti ad adattarsi ad ogni spazio, facendo proprio il colore di ogni universalità, senza per questo perder di vista la propria identità e l’essenza di ogni cultura.
Cinzia Maria Ferrara