Succo di mela antitumorale: ecco lo studio che lo dimostra

Succo di mela antitumorale: è il risultato di uno studio condotto recentemente da un team coordinato dall’Istituto di scienze dell’alimentazione del Consiglio nazionale delle ricerche (Isa-Cnr) in collaborazione con il Dipartimento di chimica e biologia dell’Università di Salerno.
Lo studio, pubblicato in questi giorni su Scientific Reports, ha messo in luce quali sono le motivazioni per le quali il succo di mela riesce ad avere un’azione preventiva nei confronti di certe patologie tumorali. Era già noto, infatti, come il succo del frutto, grazie alla sua azione antiossidante, riuscisse a diminuire il rischio di contrarre il cancro al colon retto. Ancora non erano note, tuttavia, le dinamiche. A spiegarlo in parole semplici è Angelo Facchiano, uno dei ricercatori autori dello studio: “Da diversi anni è riportato in letteratura che il succo di mela ha effetti di prevenzione sul cancro al colon retto, ma non è chiaro il meccanismo molecolare, ossia il modo in cui i polifenoli presenti nel succo operano in funzione antitumorale. Noi abbiamo studiato per la prima volta in modo specifico proprio quali molecole antiossidanti vanno ad agire e su quali specifiche proteine della cellula”.
Nel comunicato stampa rilasciato dall’Istituto di Avellino il 19 ottobre, Angelo Facchiano spiega come è stato portata avanti la ricerca. Sono state esaminate le proprietà antitumorali di tre qualità di mela (Annurca, Red Delicious en Golden Delicious). I risultati sono stati sorprendenti. I ricercatori, infatti, si sono resi conto che i polifenoli presenti nelle mele impediscono il duplicarsi delle cellule tumorali, ostacolando il decorso della malattia. Il succo della mela, dunque, agirebbe alla stregua dei migliori farmaci antitumorali.
A rendere importante questo studio, tuttavia, non sono soltanto le scoperte finali che confermano il succo di mela antitumorale. I ricercatori si sono infatti avvalsi di simulazioni al computer, che hanno evitato l’utilizzo di tecnologie più costose che troppo spesso gli istituti di ricerca non possono permettersi. Il dott. Facchiano, nel comunicato stampa, spiega “Oltre che di tecniche di chimica analitica, ci siamo avvalsi di bioinformatica e simulazioni molecolari. È stato possibile riprodurre al computer un gran numero di ‘esperimenti’ per individuare quali interazioni avvengano tra i composti antiossidanti presenti nelle mele e le proteine dell’uomo: una metodologia che offre grandi potenzialità e opportunità, tra cui quella di limitare la necessità di esperimenti di laboratorio che richiederebbero l’uso di reagenti costosi e strumentazioni complesse”.